Il passaggio globale a diete a base vegetale potrebbe ridisegnare i posti di lavoro in agricoltura e ridurre i costi della manodopera in tutto il mondo

Il passaggio a una dieta più vegetale potrebbe ridurre il fabbisogno globale di manodopera agricola del 5-28% entro il 2030, l'equivalente di 18-106 milioni di posti di lavoro a tempo pieno

04.11.2025
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Il riequilibrio globale della produzione alimentare potrebbe ridurre il costo del lavoro agricolo di 290-995 miliardi di dollari all'anno, pari a circa lo 0,2-0,6% del PIL mondiale.

I Paesi con un'agricoltura ad alta intensità di bestiame subirebbero le maggiori riduzioni della domanda di manodopera, mentre altri - soprattutto quelli a basso reddito - potrebbero aver bisogno di 18-56 milioni di lavoratori in più per coltivare frutta, verdura, legumi e noci.

Lo studio fornisce la prima valutazione dettagliata, a livello nazionale, di come il cambiamento della dieta influisca sui posti di lavoro in agricoltura in 179 Paesi.

La pianificazione e il sostegno delle politiche - tra cui la riqualificazione, il ricollocamento e gli investimenti nell'orticoltura - saranno fondamentali per garantire una transizione equa ai lavoratori agricoli.

Secondo una nuova ricerca dell'Environmental Change Institute (ECI) dell'Università di Oxford, un cambiamento globale verso modelli alimentari più sani e sostenibili potrebbe modificare l'occupazione agricola in tutto il mondo.

Lo studio, pubblicato su The Lancet Planetary Health e guidato dal dottor Marco Springmann, ricercatore senior presso l'ECI e Professorial Research Fellow all'UCL, ha esaminato come i modelli alimentari come le diete flexitariane, pescatariane, vegetariane e vegane influirebbero sul numero di persone che lavorano per coltivare, allevare e raccogliere cibo in 179 Paesi.

Combinando dati dettagliati sul fabbisogno di manodopera per le colture e il bestiame con modelli di produzione alimentare globale, i ricercatori hanno stimato come i cambiamenti dietetici potrebbero influenzare la forza lavoro agricola. Hanno scoperto che l'adozione di diete a base vegetale potrebbe ridurre il fabbisogno globale di manodopera agricola del 5-28% (equivalente a 18-106 milioni di posti di lavoro a tempo pieno) entro il 2030, soprattutto a causa della minore domanda di produzione animale.

Allo stesso tempo, potrebbero essere necessari circa 18-56 milioni di lavoratori a tempo pieno in più nell'orticoltura per produrre frutta, verdura, legumi e altri alimenti a base vegetale. Complessivamente, questi cambiamenti potrebbero ridurre il costo del lavoro globale di 290-995 miliardi di dollari all'anno (aggiustati per la parità di potere d'acquisto), pari a circa lo 0,2-0,6% del PIL mondiale.

Se da un lato questi cambiamenti potrebbero portare guadagni in termini di efficienza, dall'altro lo studio sottolinea la necessità di una politica e di una pianificazione che garantiscano l'equità delle transizioni. Misure come la riqualificazione, il ricollocamento e gli investimenti nella produzione orticola saranno fondamentali per sostenere i lavoratori e le comunità rurali durante l'evoluzione dei sistemi alimentari.

Il dottor Springmann ha dichiarato: "I cambiamenti alimentari non riguardano solo la nostra salute e il pianeta, ma hanno anche un forte impatto sui mezzi di sussistenza delle persone. L'abbandono delle diete a base di carne riduce la necessità di manodopera nella produzione animale, ma aumenta la domanda nell'orticoltura e nei servizi alimentari. Saranno necessarie strategie coerenti e sostegno politico per consentire transizioni giuste sia verso il lavoro agricolo sia verso l'esterno".

Tra i coautori figurano il professor Michael Obersteiner (direttore dell'ICE), il dottor Yiorgos Vittis, economista agricolo e alimentare, e il professor Sir Charles Godfray (direttore della Oxford Martin School) dell'Università di Oxford.

Lo studio ha utilizzato un dettagliato inventario globale dei fabbisogni di manodopera agricola insieme a un modello biofisico del sistema alimentare per stimare il fabbisogno di manodopera per 20 gruppi di alimenti a livello globale, regionale e nazionale. Si tratta della valutazione più completa finora realizzata su come i cambiamenti nelle diete potrebbero rimodellare l'occupazione in agricoltura.

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